Telltale's The Walking Dead: Season 2 - L'illusione della scelta


Parto subito da una premessa, così ci leviamo via il dente e non ci pensiamo più: non c'è nessun dubbio a riguardo, le due stagioni di The Walking Dead dei Telltale Games sono un must-have per ogni appassionato e vanno giocati il prima possibile.

Si è già detto tutto su questa serie, e non è un caso che lo studio statunitense si sia già portato a casa diversi premi e riconoscimenti. La seconda serie si è conclusa qualche giorno fa con il quinto episodio intitolato No Going Back ed è stata, un po' per tutti, un tripudio d'emozioni.

Con la seconda stagione, i ragazzi di Telltale hanno cercato di perfezionare la formula che ha portato al successo la serie, ritoccando qui e lì senza grossi stravolgimenti. Il gameplay questa volta offre molti meno enigmi (che già erano basilari) a fronte però di un maggiore numero di situazioni indirizzabili più o meno a nostro piacimento grazie all'inserimento di una quantità maggiorata di dialoghi e QTE. Il segreto di The Walking Dead resta nella grande cura riposta nella sceneggiatura e nella caratterizzazione dei personaggi: giocarci, significa davvero respirare quel mondo apocalittico fatto di carne morta e sentire sulla coscienza il peso morale delle nostre scelte. L'angoscia di una civiltà ormai distrutta e che non ha più un posto in cui nascondersi è quasi palpabile, e emozionarsi e commuoversi di fronte a quella piccola - ma tanto forte - ragazzina non è tanto difficile, e ci capiterà in più di un'occasione. Clementine rappresenta ottimamente ciò che manca in tanti videogames moderni: il cuore. Di fronte a tante rappresentazioni di personaggi stereotipati, freddi e privi di ogni capacità comunicativa, la personalità della piccola Clem è un piacevole puntino luminoso nell'universo videoludico.

Durante tutto il corso dell'avventura - sia durante la prima stagione che la seconda - però, qualcosa mi è ronzata continuamente nell'orecchio, come una zanzara in una notte umida estiva: la sensazione di non essere così incisivo in determinate situazioni. Se ciò succede in un gioco che basa le sue fondamenta proprio su questa caratteristica, è facile che subentrino svariate perplessità.

La realtà è che il game design in generale - nonostante vanti da anni la possibilità di cambiare corposamente il corso della storia e di arrivare addirittura a centinaia di finali diversi - sotto quest'aspetto continua a girarci attorno senza arrivare a nulla di eccessivamente innovativo. Francamente e con molto dispiacere, The Walking Dead non fa eccezione.

Sì, il gioco ci mette effettivamente di fronte a tante scelte, tra cui alcune di un certo peso morale non indifferente. Ma quasi come se una mano invisibile ci tirasse forzatamente verso la sua direzione, alla fine ci ritroveremo sempre, tutti quanti noi, alla stessa linea di traguardo. Supponiamo che l'inizio del gioco sia il punto A. Al primo bivio, potremo scegliere se prendere la strada B o C. A quello successivo, se prendere la strada D o E o F o G, e così via. Ma per quante ramificazioni gli sviluppatori possano creare, alla fine ci ritroveremo sempre al punto Z. E se quel punto Z ha piccole o grandi variabili (i famosi finali multipli), il sequel che uscirà dopo ci farà comunque ripartire - in un modo o nell'altro - da un punto A. Magari conservando qualche riflesso della nostra precedente avventura, ma nulla di così influente. L'esempio concreto è nel finale della seconda stagione: senza fare spoiling, è sufficiente dire che il modo in cui il gioco si concluderà si decide soltanto negli ultimi cinque minuti di gioco. Indipendentemente da tutto ciò che avrete fatto nelle altre restanti otti-dieci ore. Tanto di cappello di fronte a un videogames maestoso come questo - ci mancherebbe - però, a questo punto, la scritta "This game series adapts to the choices you makes. The story is tailored by how you play" ti lascia scappare un sorriso un po' malinconico. Perché ti rendi conto di finire ancora con lo scontrarti con l'amara realtà.

La Season 3 è già stata annunciata in occasione del ComiCon 2014, e se potessi scrivere qualcosa di simile alla letterina di Babbo Natale, chiederei ai ragazzi di Telltale di sforzarsi verso questa direzione. Creare una struttura di gioco realmente plasmabile dal videogiocatore potrebbe essere la rivoluzione che da un po' di anni il settore sta cercando di trovare, percorrendo strade sbagliate come il 3D, i motion controller e adesso - a mio parere - la realtà virtuale. In ogni caso possiamo dormire su sette cuscini: Telltale Games è uno studio giovane e talentuoso e l'adattamento del fumetto ideato da Robert Kirkman sta tracciando comunque un segno nella storia ormai quarantennale dei videogiochi.

Detto questo, il consiglio è quello di inizio articolo: giocatelo! Non importa dove, ma fatelo. Nel momento in cui scrivo, la Season 2 è scontata su Steam del 60%. Inoltre entro la fine dell'anno è previsto anche il rilascio di un'edizione boxata per Xbox One e PlayStation 4. Quindi è il caso di dire che non avete scuse.

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