tag:blogger.com,1999:blog-48011112195568999792024-03-13T15:30:07.169+01:00Culture for the Dummiesjust another point of viewAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/16294948611014528729noreply@blogger.comBlogger9125tag:blogger.com,1999:blog-4801111219556899979.post-87065379930423697182014-09-19T11:17:00.000+02:002014-09-19T11:17:08.566+02:00Metro Redux: l'apocalisse secondo Gluchovskij<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilpGfaUyADEN2TzsT58L85mpJnPbH7HY5iOeAdGOYpO7BZNABVpkUq-MQf2RhgM9WcvtO7rqLHy-AxIyrl55sftT-krqB0CojLUJr4kZ5UmHw8XCWPyd0rMG3H45BA4Siw5KYUfMC4iPA/s1600/video_games_metro_2033_1440x900_50023.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilpGfaUyADEN2TzsT58L85mpJnPbH7HY5iOeAdGOYpO7BZNABVpkUq-MQf2RhgM9WcvtO7rqLHy-AxIyrl55sftT-krqB0CojLUJr4kZ5UmHw8XCWPyd0rMG3H45BA4Siw5KYUfMC4iPA/s1600/video_games_metro_2033_1440x900_50023.jpg" height="400" width="640" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Non sono un particolare sostenitore della moda del momento, ovvero la riedizione e rimasterizzazione dei giochi usciti nella scorsa generazione su quella attuale. Se da un lato ci sono collection che, bene o male, un senso ce l'hanno, perché quantomeno buttano nel calderone diversi titoli che, se lasciati sfuggire, non si possono più riprendere facilmente, dicendo così addio al proseguo della saga, dall'altro abbiamo dei veri e propri esempi (senza fare nomi, <i>The Last of Us</i>, coff coff...) di limone spremuto fino all'inverosimile, date le circostanze. Nulla di personale ma preferirei che le aziende sviluppatrici si concentrassero su nuovi progetti e guardassero avanti anziché spolpare anche il midollo del videogiocatore che, si sa, è sempre molto generoso. Per non dire fesso.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Naturalmente parlo in senso lato, perché nella brodaglia mi ci metto anch'io: è proprio grazie a una mossa del genere che ho potuto apprezzare due giochi che, per un motivo o per l'altro, non ho mai avuto modo di provare negli anni scorsi. Mi riferisco a <b>Metro 2033</b> e <b>Metro Last Light</b>, sviluppati dalla relativamente giovane <b>4A Games</b>, e liberamente ispirati dal romanzo di <b>Dmitry Gluchovskij</b>. </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Cosa mi ha colpito di così forte tanto da farmi salire la voglia di sedermi qui e buttare giù quattro parole a riguardo? D'altronde non è una saga di richiamo. Non fa parte di quei titoli ultra milionari che escono ogni anno, nonostante comunque la buona reazione che c'è stata da parte della stampa specializzata. Il mondo evocato dallo scrittore russo merita una menzione a parte: sì, perché vorrei davvero tanto che la saga di Metro venisse presa come modello da seguire. Sono parole forse un po' forti ma lo faccio con cognizione di causa. Metro non è soltanto uno sparatutto in prima persona con un gameplay fine a se stesso e con il solo scopo d'intrattenimento. Gluchovskij ci ha messo molto di più: paura, orrore, angoscia, ma anche tanta voglia di rinascita.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjS-yITvejy6sKRhI9-VSSB-e0KmxL4so8JsKxxw37D7bzM3aU48IYWG58bh-nW-q-LzHgj51apih6e8RA5riagiUMdREQqeOnuE7kXOQeXwkZKBRXdUroavzEDtZT0-zLXdEDujXvyUX4/s1600/86674c606df231b3bfc6fd0c23327cf0.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjS-yITvejy6sKRhI9-VSSB-e0KmxL4so8JsKxxw37D7bzM3aU48IYWG58bh-nW-q-LzHgj51apih6e8RA5riagiUMdREQqeOnuE7kXOQeXwkZKBRXdUroavzEDtZT0-zLXdEDujXvyUX4/s1600/86674c606df231b3bfc6fd0c23327cf0.jpg" height="139" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">4A Games ci catapulta in un futuro 2033, mostrandoci una terra messa a ferro e fuoco. Una guerra nucleare l'ha ridotta in un cumulo di macerie e polvere e la restante popolazione mondiale cerca di sopravvivere come può: in particolare, le vicende su cui si focalizzano i due giochi e il romanzo hanno luogo in Russia, dove i sopravvissuti si organizzano in comunità nelle gallerie della metropolitana del paese. Impersonando <i>Artyom</i>, un ragazzo cresciuto proprio nell'oscurità del nuovo mondo, oltre ai vari pericoli divenuti purtroppo ordinaria amministrazione, affronteremo una nuova minaccia che imperversa la terra: i Tetri, una creatura di cui non si riesce a identificare l'origine.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihTAZpPuICCkCzyuGuInaFknDvdY4htfVL_jUAAUW6KGFc3rz3T8TPoZZcxEbgW6G5ccZSCNQCvQM0_y4RND-ytwSH4fzMBY130W_ODPyPnZpTo_9LPgTQbEgtFiSj6tNol0NErAreLEA/s1600/metro-2034-metro-last-light-2519476-1920x1200.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEihTAZpPuICCkCzyuGuInaFknDvdY4htfVL_jUAAUW6KGFc3rz3T8TPoZZcxEbgW6G5ccZSCNQCvQM0_y4RND-ytwSH4fzMBY130W_ODPyPnZpTo_9LPgTQbEgtFiSj6tNol0NErAreLEA/s1600/metro-2034-metro-last-light-2519476-1920x1200.jpg" height="125" width="200" /></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">In realtà tutto ciò è solo un pretesto. Una scusa per mostrarci una realistica visione di cosa condurrà alla fine del mondo: la pazzia - o meglio, l'idiozia - dell'uomo. Non è sufficiente una vita senza sole, senza aria, senza luce. Una vita vissuta con la costante paura di essere divorati da mostri divenuti tali grazie alle particelle radioattive conseguenza di stupide guerre nucleari. No, perché nonostante questo, c'è sempre la voglia di prevalere sull'altro, di dominare, di sottomettere. Attraverso gli occhi di Artyom - tra le altre cose - vedremo anche la folle ricerca della supremazia delle varie fazioni che popolano le gallerie della metro, tra gruppi che aspirano a dottrine tipicamente naziste e movimenti comunisti solo all'apparenza un po' più umani.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXNA4-JFe3jQLr2Ol32FIBSNjrRxJHckx0pEKS19rWOwK5oAj-RobsEbBOyMwOoiWRcj8UwjJDo_5R_CMeMjj7SubmRaJxma3OV62gc2EkPMT6fBsUyRwvgA47vSZMVMBrsjie8v0g-94/s1600/maxresdefault.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjXNA4-JFe3jQLr2Ol32FIBSNjrRxJHckx0pEKS19rWOwK5oAj-RobsEbBOyMwOoiWRcj8UwjJDo_5R_CMeMjj7SubmRaJxma3OV62gc2EkPMT6fBsUyRwvgA47vSZMVMBrsjie8v0g-94/s1600/maxresdefault.jpg" height="112" width="200" /></a></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">L'idea di base della casa sviluppatrice russa è non solo quella di proporre un gioco in grado di divertire grazie a sparatorie veramente ben fatte. Metro ci offre anche svariate fasi esplorative in cui è possibile assaporare l'amarezza del mondo ideato da Gluchovskij e fedelmente riproposto sulle nostre console. Il tutto condito da elementi tipici dei survival horror. A muovere i fili, però, sono i continui spunti di riflessione che difficilmente i videogiochi sono in grado di suscitare, concentrando i loro sforzi in ben altre cose. Le tematiche trattate non sono affatto semplici e banali. La maturità delle situazioni a cui possiamo assistere - e talvolta anche scegliere, facendo leva sulla nostra moralità - sono anche difficili da digerire. È per questo che mi auspico che l'industria videoludica viri su quest'aspetto spesso tralasciato: il videogioco deve cominciare ad ambire a contenuti un po' più elevati e con più continuità. Bisogna cominciare a mettere da parte le banali sceneggiature hollywoodiane che ci propinano volentieri </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">(coff coff, </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Watch_Dogs</i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">, COFF COFF): la crescita dell'intero settore deve passare anche da questo.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Gli amanti del single-player vadano dunque ad occhi chiusi. <b>Metro Redux</b> è perfetto. Un'avventura che vi terrà incollato al joypad fino al cascare delle palpebre (ho finito entrambi i giochi nel giro di un giorno e mezzo, COFF COFF COFF). Se l'idea di rimettervi per l'ennesima volta a sparare contro qualsiasi cosa si muova non vi va a genio, andate tranquilli: era il mio stesso dubbio prima dell'acquisto. Non è così, perché per quanto fondamentalmente il gioco si sposta su binari tipici degli fps, le sparatorie non così frequenti e le fasi esplorative unite soprattutto alla curiosità che spinge ad andare avanti, creano un'amalgama così affascinante da cui è veramente difficile staccarsi.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Inutile dirvi che il mio prossimo passo sarà con molta probabilità la lettura dei romanzi di <b>Dmitry Gluchovskij</b>. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">So già di non rimanere deluso.</span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16294948611014528729noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4801111219556899979.post-62649699282854214492014-09-10T19:15:00.000+02:002014-09-10T19:15:20.036+02:00The Leftovers - 1^ stagione: la recensione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiKL22yBF-2mqt4HHfw323tD6wB7syMLr50Lo18quT3E1eENdFsAF5Kkql9kslS1ay7l5HrFtx2TuErXWkOtZFqIfhCoQ72eC4b4yTiQFmbKhNZpLs7J3WcPcgtOI_fDgdNzjcxl7DmoE/s1600/the-leftovers-serie-tv.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiKL22yBF-2mqt4HHfw323tD6wB7syMLr50Lo18quT3E1eENdFsAF5Kkql9kslS1ay7l5HrFtx2TuErXWkOtZFqIfhCoQ72eC4b4yTiQFmbKhNZpLs7J3WcPcgtOI_fDgdNzjcxl7DmoE/s1600/the-leftovers-serie-tv.jpg" height="320" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Qualche volta ci capita di ritrovarci di fronte a certe opere, certi lavori d'arte, che ci affascinano, ci toccano nel profondo, ma non sappiamo il perché. Rimaniamo lì, fermi, zitti, con un vortice al posto del cuore che risucchia tutti i nostri pensieri, rimescolandoli, lasciandoci smarriti e increduli, come un bambino che per qualche attimo perde di vista la propria madre in un affollato centro commerciale. Non voglio esagerare o creare titoli sensazionali, ma <b>The Leftovers</b> rientra proprio in questa categoria.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Partiamo dal principio: chi c'è dietro questo serial? Tra i nomi ce n'è uno che spicca: <b>Damon Lindelof</b>, sceneggiatore e produttore televisivo diventato celebre grazie al serial drama più famoso e più seguito degli ultimi anni, <i>Lost</i>. Con un'eredità del genere abbastanza pesante, insieme a <b>Tom Perrotta </b>(l'autore dell'omonimo romanzo a cui si ispira), Damon ha voluto rimettersi in gioco e i risultati non sono mancati: The Leftovers ha subito attirato l'attenzione dei media e del pubblico, e puntata dopo puntata, ha saputo conquistare il cuore della gente. La sua mano è netta e più che evidente: a tratti sembra davvero di respirare l'aria di diversi anni fa, quando cercavamo di capire cosa diavolo fosse quell'isola.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8Jr9O6HzqYYzfT-HbymW9ciZUw-QUcPDnQgNiMmQDDNsCwtTxoNw1kxFJowJwpTUBCkF5DoFC8R1hKlLPTfnbXGx7CVpc4IemRsHLdO4w5vdE3fR1PscJXb2QNnuGTMRgd7HQvRDUJEc/s1600/DamonLindelof-thumb-300xauto-31330.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh8Jr9O6HzqYYzfT-HbymW9ciZUw-QUcPDnQgNiMmQDDNsCwtTxoNw1kxFJowJwpTUBCkF5DoFC8R1hKlLPTfnbXGx7CVpc4IemRsHLdO4w5vdE3fR1PscJXb2QNnuGTMRgd7HQvRDUJEc/s1600/DamonLindelof-thumb-300xauto-31330.jpg" height="200" width="133" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Damon Lindelof,<br />co-ideatore <br />di The Leftovers</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">L'episodio da cui tutto ha inizio è semplice ma anche abbastanza drammatico: un giorno qualsiasi, improvvisamente, il 2% della popolazione mondiale sparisce, scompare, <i>puff</i> in un solo istante. L'impatto emozionale sulla gente restante è devastante. La serie comincia tre anni dopo quest'evento, esaminando la reazione e le vicende di un gruppo di cittadini della comunità di Mapleton. Ma attenzione: se vi aspettate che venga scoperto il mistero che si cela dietro questa scomparsa come una sorta di thriller, siete completamente fuori strada. The Leftovers non si pone quest'obiettivo. Gli sceneggiatori puntano abilmente la lente d'ingrandimento sui protagonisti della storia, e lo fanno con cura certosina, ma anche con una quasi "perversione" degna del miglior film di Lynch. The Leftovers prende i propri attori e li fa a pezzi, li sviscera, li squarta e li mette sotto i nostri occhi, come dire: prendete e traetene il vostro giudizio. L'atrocità è che ben presto scopriamo di non esserne in grado. Damon ci inietta nei nostri occhi e nelle nostre orecchie sequenze, immagini, rumori apparentemente senza senso, da cui vogliamo dannatamente una risposta che non arriverà mai. O per meglio dire, la risposta c'è già, ed è in ognuno di noi. Se vogliamo scoprire il senso di questo telefilm dobbiamo soltanto viaggiare dentro noi stessi, voltandoci e girandoci fino a quando non lo troviamo - o perlomeno crediamo di averlo trovato. Se invece aspettiamo che un aereoplanino sotto forma di cucchiaino ci venga diritto in bocca... allora è meglio cambiar canale, perché non arriverà mai. Lindelof e Perrotta non vi prenderanno mai per mano. Non vi guideranno mai. Non vi daranno né una bussola né le indicazioni per raggiungere la destinazione. Siete soli in balia di voi stessi. Una cosa un po' contorta e angosciante, ma dannatamente funzionale.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEji4dlYm4qTCcxF2Nb8LfO64VNY_w-elJLvrT_k_0pTkiWq8C_OIDHGiBzKVC9z8C7rCwWIQH-hU6MkHNE8Z1ddfyc2FzJX1NnRRtgZ8L-lWY-dbziwB8Lx8TJRGBZAYhtDyLepcnPX1vM/s1600/Max+Richter.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEji4dlYm4qTCcxF2Nb8LfO64VNY_w-elJLvrT_k_0pTkiWq8C_OIDHGiBzKVC9z8C7rCwWIQH-hU6MkHNE8Z1ddfyc2FzJX1NnRRtgZ8L-lWY-dbziwB8Lx8TJRGBZAYhtDyLepcnPX1vM/s1600/Max+Richter.jpg" height="200" width="140" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Max Richter, creatore<br />della colonna sonora</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La prima stagione si dipana attraverso dieci puntate dalla durata di circa 50 minuti, e strutturalmente ricordano molto il suo - se così si può chiamare - genitore Lost. Non a caso spesso gli episodi sono "centric", ovvero focalizzati su un singolo personaggio, caratteristica tipica per l'appunto della serie televisiva ideata da J. J. Abrams. La chicca, a mio parere, è che tutto questo si congiunge con una splendida colonna sonora firmata <b>Max Richter</b>, compositore e musicista brittanico (autore già di diversi album e collaborazioni) che sa sapientemente miscelare elementi elettronici con strumenti classici e acustici, con risultati stratosferici. La musica è evocante e riesce a toccare le corde più intime della nostra sfera emozionale, ed è subito possibile accorgersene dallo splendido intro, un vero e proprio capolavoro che difficilmente si vedono in un media abbastanza popolare come quello dei serial televisivi.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">The Leftovers tocca argomenti particolari e delicati, non propriamente facili: amore e odio, ma anche solitudine e depressione. Sia chiaro, non lo fa alla luce del sole perché qui di pappa pronta non ce n'è: è tutto racchiuso negli sguardi, nei dialoghi, nella reazione dei protagonisti, nelle sequenze oniriche. In particolare, gli sceneggiatori si soffermano sul perno che poi fa muovere l'intera vicenda: l'assenza. Cosa succede a ognuno di noi quando perdiamo qualcuno? Ma ridurlo a questa semplice domanda sarebbe troppo banale, perché The Leftovers è molto altro.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Con una media ascolti pari a circa 8 milioni di spettatori a puntata, <b>HBO</b> si è già assicurata la seconda stagione, annunciata per il 2015 inoltrato. Le premesse per un serial ricco e succoso ci sono tutte, e il mio augurio è che possa mantenersi sempre a questi livelli. Si può dire che è tutto nelle mani dei due ideatori Lindelof e Perrotta: l'importante è avere delle idee già chiare ed essere in grado di saperle imporre, senza cadere nella trappola di allungare il brodo con inutili brodaglie. Leggi anche: senza lasciarsi commercialmente condizionare.</span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16294948611014528729noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-4801111219556899979.post-1922339242580991332014-09-08T15:42:00.000+02:002014-09-08T15:44:28.107+02:00Un ritratto di Robin Williams<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkLpfevpzjQzPvfwE0bxUNZHGlNANClPYtCv4lFXaBfA12cgAYw8UtdXd-xjiCJrMF9_gqa2Uxk9nA7SAlO9KPKiq7mdMrYtToI9fsEh1qwx9f1qdPoSTjXuF8xzePwzdL1QXuX_XWHYo/s1600/robinwilliamstribute-600x419.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjkLpfevpzjQzPvfwE0bxUNZHGlNANClPYtCv4lFXaBfA12cgAYw8UtdXd-xjiCJrMF9_gqa2Uxk9nA7SAlO9KPKiq7mdMrYtToI9fsEh1qwx9f1qdPoSTjXuF8xzePwzdL1QXuX_XWHYo/s1600/robinwilliamstribute-600x419.jpg" height="444" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">"Vivere... vivere può essere un'avventura straordinaria"</span></i></div>
<div style="text-align: right;">
- Hook (1991)</div>
<div style="text-align: right;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Non sono solito celebrare la scomparsa di persone - famose o meno - ma questa volta voglio fare un'eccezione.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Sì, perché la scomparsa di <b>Robin Williams </b>ci ha lasciati del tutto spiazzati. Il suo ricordo rimarrà senza dubbio nel cuore di tante persone, e non solo di quelli amanti del cinema, ma anche (e forse soprattutto) di quelli appassionati di videogiochi. Robin non ha mai nascosto la sua passione per i videogames, in particolare per quelli <b>Nintendo</b>. Era un così grande fan che, oltre ad aver collaborato per qualche campagna pubblicitaria durante la generazione <i>DS</i>, ha dato a sua figlia il nome di <b>Zelda</b>, omaggiando così la storica saga della casa di <i>Kyoto</i>: <b>The Legend of Zelda</b>.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Dopo la sua morte, i fans Nintendo si sono subito mobilitati per chiedere alla software house di onorare in qualche modo il celebre attore hollywoodiano. La risposta non è mancata, e la promessa è quella di inserire la sua figura in qualche gioco futuro.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Oggi però, un utente del <b>Miiverse</b> della piattaforma Nintendo</span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"> di nome </span><i style="font-family: Verdana, sans-serif;">Craig </i><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">ha pubblicato attraverso il gioco <b>Art Academy</b> il suo personale ritratto di Robin Williams, con la citazione di uno dei suoi film che ha accompagnato l'infanzia di parecchi videogiocatori: <b>Hook - Capitan Uncino</b> di <i>Spielberg</i>. Il post - che è possibile visualizzarlo cliccando a <a href="https://miiverse.nintendo.net/posts/AYMHAAACAADRUqGTbGJNfA" target="_blank">questo link</a> - ha già raggiunto in pochi giorni un numero considerevole di like e commenti.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Non mi piace l'ipocrisia del web che accompagna la morte di personaggi famosi, ma penso che non sia questo il caso. Robin Williams è stato davvero tanto amato, non solo come professionista ma anche come uomo, e quest'artwork insieme a questa frase mi ha davvero colpito nel profondo. Nessuno merita di lasciare la vita da solo e per propria mano.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ciao Robin.</span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16294948611014528729noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4801111219556899979.post-20264980708744330092014-09-02T11:04:00.000+02:002014-09-02T11:04:01.766+02:00Chuck Palahniuk - Sventura: la recensione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9QBCOQdg8A8ud6Zq09vX2jef9q4g6dabWTx3gdudqf4xnvza_-YCDlYBSTFqn3w1TdwwKAeFbkv9kor_PynYdzVTFvJpqYdtqgjqj-twKE6a7EzV_S0nCkyeEiZI8YgKvjFkEcX87ONs/s1600/doomed1-1000x400.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh9QBCOQdg8A8ud6Zq09vX2jef9q4g6dabWTx3gdudqf4xnvza_-YCDlYBSTFqn3w1TdwwKAeFbkv9kor_PynYdzVTFvJpqYdtqgjqj-twKE6a7EzV_S0nCkyeEiZI8YgKvjFkEcX87ONs/s1600/doomed1-1000x400.jpg" height="256" width="640" /></a></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">È giustamente il caso di dirlo: alla buon'ora! Sì, perché finalmente ci siamo: il nuovo (relativamente, visto che nel mercato statunitense è vecchio di un anno) romanzo di <b>Chuck Palahniuk</b> uscirà in Italia il 16 settembre. Questa volta si sono presi qualche libertà: se il titolo originale del libro è <i>Doomed</i> - letteralmente <i>Condannata</i> - gli editori italiani hanno optato per un inspiegabile <b>Sventura</b>. Inspiegabile perché, pur rimanendo più o meno attinente al romanzo, potevano tranquillamente optare con la traduzione fedele. Ma tant'è...</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZbqKI6AKpGS-B_lL8wlnmXiMHrLz4mahALv6kUWxscowYKHDq9LNdT-iL9o2SJIFHfzg2pI0qaQ6L0oH-CAG0J3mQ9n55u_ZG7pMHSWV_Iny7wH8SpB8oFnAPo0NtK2dtOLsZtRTBp0o/s1600/9788804644286-sventura_copertina_2D_in_carosello.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgZbqKI6AKpGS-B_lL8wlnmXiMHrLz4mahALv6kUWxscowYKHDq9LNdT-iL9o2SJIFHfzg2pI0qaQ6L0oH-CAG0J3mQ9n55u_ZG7pMHSWV_Iny7wH8SpB8oFnAPo0NtK2dtOLsZtRTBp0o/s1600/9788804644286-sventura_copertina_2D_in_carosello.jpg" style="cursor: move;" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La copertina italiana<br />di Sventura</td></tr>
</tbody></table>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>Sventura</b> (sì, mi sento un po' strano a chiamarlo così...) è il secondo romanzo della trilogia "dantesca" cominciata nel 2011 con <i>Dannazione</i>, e torneremo quindi a seguire le avventure di <i>Madison Spencer</i>, quella ragazzina <i>piggy-pig-pig, oink-oink </i>che si ritrova all'inferno in seguito a una misteriosa (o ridicola?) overdose di marijuana. Dopo aver girato in lungo e in largo nella casa di Lucifero insieme al suo personalissimo <i>Breakfast Club</i>, Madison riesce a tornare sulla terra - o meglio, a rimanerne bloccata - sotto forma di ectoplasma. Il purgatorio, per l'appunto. La beffa, in quell'adorabile stile <i>Palahniukiano</i>, consiste nello scoprire che i suoi famosi e ricchi e tanto odiati genitori sono diventati gli inventori, grazie proprio ai messaggi della ragazzina infernale, di un nuovo culto religioso secondo il quale più insulti-offendi-sputi-rutti-eccetera, più ti spetta un posto in paradiso. Naturalmente è tutto un malinteso: con quella dottrina non c'è nessun varco aperto per il cielo, e quindi tutto il mondo, mano nella mano e con il sorriso sulle labbra, si sta felicemente precipitando in quel burrone fiammeggiante dove riposa Satana.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Attraverso questa sorta di rivisitazione della <i>Divina Commedia</i> di <i>Dante</i>, Chucky esplora ancora una volta le contraddizioni sociali e religiose dei tempi moderni, il tutto senza tralasciare il cinismo e l'ironia che tanto lo contraddistingue. Lo ammetto: non vado pazzo per questa trilogia. Anzi, francamente, avrei preferito che la storia di Madison Spencer e i suoi genitori si fosse fermata a un solo romanzo. Non che mi sia antipatica (mi ci sono pure un po' affezionato...) ma tre libri sono un brodo fin troppo allungato. Ma tutto sommato, la storia di Sventura resta comunque godibile: da apprezzare è il tocco quasi comico di tutta la faccenda, che mette in evidenzia l'ipocrisia e l'incoerenza (per non dire stupidità) della razza umana. Chuck approfondisce molto bene anche le paure, le insicurezze, la sensibilità ma anche la caparbietà della ragazzina protagonista delle vicende, allontanandola di netto dall'anonimato che ha caratterizzato qualche personaggio di troppo nelle sue recenti opere.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Senza dubbio Dannazione ha rappresentato un quasi significativo segnale di ripresa rispetto alla sua ultima produzione (<i>Pigmeo</i>, <i>Gang bang</i>, <i>Senza veli</i>) e infatti la critica è stata anche abbastanza benevola nei suoi confronti, quasi come una pacca d'incoraggiamento al culetto di un neonato quando cade dopo che cerca di fare i primi passettini. Sventura prosegue sulla stessa falsariga. Non è un libro brutto, ma nemmeno eccelso, fermandosi quindi sulla soglia della sufficienza. Il classico senza infamia, senza lode. Il punto è che, salvo qualche trovata geniale che comunque c'è in ogni suo lavoro, la mancanza d'ispirazione si avverte abbastanza facilmente, cadendo quindi in situazioni un po' banali o che ci portano a pensare al classico: "Buon Chucky, non ti sembra di dire sempre le stesse cose?".</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Cosa risponderei alla domanda secca: Sventura va comprato? Nì. Nel senso: vi è piaciuto Dannazione? Allora leggetelo, perché il sequel percorre la stessa strada. Se non vi è piaciuto invece, e se non siete fan di Palahniuk, allora potete evitare: Sventura non rientra assolutamente tra i capolavori dello scrittore di Portland.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Il mio sesto senso (che può essere tranquillamente in errore) mi dice che l'autore abbia già detto tutto ciò che aveva da dire da parecchio tempo. In fin dei conti gli ingredienti sono quasi sempre gli stessi: si limita a mischiarli e a cambiare la spezia, ma il piatto è quasi sempre lo stesso. Il mio augurio è che, dopo due opere che possono essere definite tutto sommato buone, possa tornare ai fasti che l'hanno portato al successo, ma francamente ne dubito.</span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La trilogia si prenderà una pausa: ad oggi non si sa ancora quando uscirà il terzo capitolo conclusivo, e l'agenda del 2015 è già fitta di appuntamenti, tra cui troviamo l'uscita del fumetto del seguito di <i>Fight Club</i>. La prova del nove sarà dunque il prossimo romanzo in uscita negli Stati Uniti a novembre di quest'anno, intitolato <i>Beautiful You</i>. <br />Per noi, naturalmente, si prospetta un 2015 inoltrato.<br />Se tutto va bene.</span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16294948611014528729noreply@blogger.com5tag:blogger.com,1999:blog-4801111219556899979.post-59794356865741155402014-08-30T12:07:00.000+02:002014-08-30T12:07:04.852+02:00Stephen King - Mr Mercedes: la recensione<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7cKOslYjuZJXEHHfkbSlmN2S8LdnhcFIP65jtqOcWGCTlJZbAW1Q7VBBAsp4fNlq0sAuJ2YwWFXvY98OEaMbrUHRwIxr6-uMjF-zkFCIvuRZkgFg4KvwAq7wsorLZ2byBLm-QpQVQx44/s1600/MrMercedesBibliotecaDoTerror.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi7cKOslYjuZJXEHHfkbSlmN2S8LdnhcFIP65jtqOcWGCTlJZbAW1Q7VBBAsp4fNlq0sAuJ2YwWFXvY98OEaMbrUHRwIxr6-uMjF-zkFCIvuRZkgFg4KvwAq7wsorLZ2byBLm-QpQVQx44/s1600/MrMercedesBibliotecaDoTerror.jpg" height="238" width="640" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Che <b>Zio Steve</b> abbia una sorta di feticcio per le auto indemoniate - o per le auto <i>guidate</i> da indemoniati - si era capito già da un po' di tempo, e adesso, dopo averci già raccontato di una <i>Plymouth Fury</i> del 1958 prima e di una <i>Buick Roadmaster</i> del 1954 poi, <b>King</b> sta per tornare in Italia per narrare le vicende della tedesca e lussuosa <i>Mercedes SL 500</i>. Questa volta, però, niente storie di fantasmi o dell'orrore: <b>Mr Mercedes</b> è, per stessa dichiarazione dell'autore, il suo primo romanzo hard-boiled. Un giallo puro, insomma, senza troppi fronzoli sovrannaturali - che però noi tanto amiamo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La trama: durante una fredda notte in una non precisata cittadina del midwest statunitense, un folto gruppo di persone disoccupate in fila presso un'attesa fiera del lavoro viene investita intenzionalmente da una misteriosa Mercedes. Le vittime sono otto - tra cui un bebè - e l'autore di questo assassinio non venne mai trovato. Un anno dopo, Bill Hodges, detective in pensione, riceve la lettera di un anonimo che si dichiara essere l'artefice degli omicidi. Qui parte una sfida quasi scacchistica lunga diversi giorni, in cui il ruolo di gatto e topo - cacciatore e preda - spesso si confonderanno.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Non intendo fare, per quanto possibile, <b>alcun tipo di spoiler</b>, quindi cercherò di dire la mia senza rovinare la lettura di chi si appresta a comprare questo romanzo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Premetto che l'ultimo libro di Stephen King, <i>Doctor Sleep</i>, per me è stata una vera e propria delusione, e per questo non ho vissuto con tanta attesa Mr Mercedes. Ma la curiosità c'è sempre e quindi non ho potuto fare a meno di comprare l'edizione statunitense del romanzo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: left; margin-right: 1em; text-align: left;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_PQwu8-RnXY5MYsxhJqdKlX0anqPA1ZMcp9jbYgbR1d7tpNleXSy-FJG1sRU9ab1V2zqs_fhwnY8IRrg2fiISdMD9jDIIJzzyp84FKuN9zFv1HlegqW7__Er-taynm5Rv0Vv97JTasS4/s1600/Stephen-King-by-Shane-Leonard.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi_PQwu8-RnXY5MYsxhJqdKlX0anqPA1ZMcp9jbYgbR1d7tpNleXSy-FJG1sRU9ab1V2zqs_fhwnY8IRrg2fiISdMD9jDIIJzzyp84FKuN9zFv1HlegqW7__Er-taynm5Rv0Vv97JTasS4/s1600/Stephen-King-by-Shane-Leonard.jpg" height="200" width="133" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Stephen King in<br />una foto recente</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Che dire? Una cosa è chiara: Stephen King sta invecchiando. Nulla di così strano, si potrebbe aggiungere. Il punto è che ciò si evince anche e soprattutto dai suoi ultimi lavori. Il maestro dell'horror si sta lentamente addolcendo, perdendo quella sua vena feroce e macabra che è stata la sua caratteristica (e la sua fortuna) per tanti anni. Se con <i>Joyland</i> la sua vena malinconica e romantica sembrava essere voluta, con Doctor Sleep è venuta fuori la sua voglia di far paura senza riuscirci. Sì, perché i "cattivi" del seguito di <i>Shining</i> non fanno paura. Sono macchiette di loro stessi, ed è stato terribile leggere della loro quasi impotenza di fronte a Danny Torrance e la piccola Abra. Quindi dove si colloca Mr Mercedes? </span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Su questo punto mi trovo abbastanza combattuto: se da un lato abbiamo un cattivo psicopatico, paranoico e con un'immagine di sé abbastanza disturbante, dall'altro c'è anche la chiara intenzione dello scrittore di evolvere il suo personaggio in modo umano, e questo si evince soprattutto da una storia che spesso capovolge chi caccia chi. A tratti, quindi, il pazzo forsennato mostrerà i suoi lati deboli, in altri butterà fuori tutta la sua mente deviata. Dunque fa paura? Sì e no. Forse più sì, ma se penso a Annie Wilkes, Jack Torrance o Randall Flagg - tanto per citarne tre - allora è più un no. Quindi la risposta più giusta sarebbe: relativamente.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">In ogni caso il percorso intrapreso da Zio Steve è palese ma naturale. Difficilmente ci ritroveremo di fronte a nuove notti insonni come quando leggevamo <i>It</i>. Fa parte della sua evoluzione di scrittore, bisogna accettarlo.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9i57rRMqMIY_8VoBaaJlgbp_5kD0RKx7pVzPO-7987WlTvAynx5_2oFyI1o8elnYp8otGdc7CBjzWwihDTXes9WlAkuTzC_UXncdfzu1ymj7Hb2BJwNLJiQyPladNnxnQx-VdIiLTn0I/s1600/King+Mr+Mercedes.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj9i57rRMqMIY_8VoBaaJlgbp_5kD0RKx7pVzPO-7987WlTvAynx5_2oFyI1o8elnYp8otGdc7CBjzWwihDTXes9WlAkuTzC_UXncdfzu1ymj7Hb2BJwNLJiQyPladNnxnQx-VdIiLTn0I/s1600/King+Mr+Mercedes.jpg" height="200" width="130" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">La cover italiana di<br />Mr Mercedes</td></tr>
</tbody></table>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Mr Mercedes è un giallo a tutti gli effetti e con qualche tinta noir. Attraverso la storia di questo alienato mentale e del tipico detective ritirato, King ci parla non solo di <i>morte</i>, ma anche di <i>amore</i>. Ancora una volta si sofferma sulla mancanza di una <i>figura paterna</i>, per poi spaziare affrontando tematiche come quella del <i>lavoro</i> e di cosa rappresenta nelle nostre vite, o ancora, ci parla di <i>crescita</i>, che è un qualcosa che spesso non riusciamo a fare. La particolarità della trama è che cerca di focalizzarsi poco sulla parte investigativa vera e propria, cercando di prediligere più gli aspetti <i>introspettivi </i>dei suoi personaggi, tipico dei suo romanzi. L'amalgamento complessivo riesce a funzionare benino: pur non brillando di chissà quali colpi di scena, la storia riesce comunque a intrattenere il lettore per diverse piacevoli ore.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Un'altra variazione che ho notato nello stile di King è nell'eccessiva spettacolarizzazione delle scene: con Doctor Sleep era facilmente distinguibile, ma anche in questo Mr Mercedes la cosa strizza facilmente ai nostri occhi. Lo scrittore del Maine è sempre stato fonte di materiale per registi e sceneggiatori, ma ultimamente è visibile una certa tendenza a facilitargli il compito di trasposizione da carta a schermo. La narrazione e i dialoghi puzzano (o odorano?) troppo di Hollywood e di Netflix.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Concludendo, si può dire che quello a cui ci troviamo di fronte si può sintetizzare in un <b>giallo un po' troppo zuccherato</b>. Se ciò che vi interessa è passare diverse ore con quello che è per me il più grande cantastorie del pianeta, non sarete delusi. Ma Mr Mercedes rappresenta anche la conferma di ciò che sta diventando Stephen King e pone ulteriori basi su cosa ci potremo aspettare dai suoi futuri libri.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>Mr Mercedes</b> - che fa parte di una trilogia già annunciata, il cui secondo capitolo intitolato <i>Finders Keepers </i>uscirà nel 2015 - sarà pubblicato in Italia da<i> Sperling & Kupfer</i> il prossimo <b>30 settembre</b>.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i>Lunghi giorni e piacevoli notti, Fedeli Lettori!</i></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16294948611014528729noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4801111219556899979.post-58951477102814554922014-08-28T20:28:00.002+02:002014-08-28T20:28:54.581+02:00Telltale's The Walking Dead: Season 2 - L'illusione della scelta<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHR6H-mpWF7kziW7jYnJbCgVRnUzJgi8lmufqZFIx9KcbSJX-WUuUpg2NQo08NqMymEYSTg64RPCRnghqy58LncPyRVY4ByrsicnrN81_XazXdeySbA8sBtIZLncNvIRqysE47WVJy67M/s1600/Walking-Dead-Season-2-03.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHR6H-mpWF7kziW7jYnJbCgVRnUzJgi8lmufqZFIx9KcbSJX-WUuUpg2NQo08NqMymEYSTg64RPCRnghqy58LncPyRVY4ByrsicnrN81_XazXdeySbA8sBtIZLncNvIRqysE47WVJy67M/s1600/Walking-Dead-Season-2-03.jpg" height="358" width="640" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Parto subito da una premessa, così ci leviamo via il dente e non ci pensiamo più: non c'è nessun dubbio a riguardo, le due stagioni di <b>The Walking Dead </b>dei <i>Telltale Games</i> sono un must-have per ogni appassionato e vanno giocati il prima possibile.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Si è già detto tutto su questa serie, e non è un caso che lo studio statunitense si sia già portato a casa diversi premi e riconoscimenti. La seconda serie si è conclusa qualche giorno fa con il quinto episodio intitolato <i>No Going Back </i>ed è stata, un po' per tutti, un tripudio d'emozioni.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Con la seconda stagione, i ragazzi di Telltale hanno cercato di perfezionare la formula che ha portato al successo la serie, ritoccando qui e lì senza grossi stravolgimenti. Il gameplay questa volta offre molti meno enigmi (che già erano basilari) a fronte però di un maggiore numero di situazioni indirizzabili più o meno a nostro piacimento grazie all'inserimento di una quantità maggiorata di dialoghi e QTE. Il segreto di The Walking Dead resta nella grande cura riposta nella sceneggiatura e nella caratterizzazione dei personaggi: giocarci, significa davvero respirare quel mondo apocalittico fatto di carne morta e sentire sulla coscienza il peso morale delle nostre scelte. L'angoscia di una civiltà ormai distrutta e che non ha più un posto in cui nascondersi è quasi palpabile, e emozionarsi e commuoversi di fronte a quella piccola - ma tanto forte - ragazzina non è tanto difficile, e ci capiterà in più di un'occasione. <i>Clementine</i> rappresenta ottimamente ciò che manca in tanti videogames moderni: il cuore. Di fronte a tante rappresentazioni di personaggi stereotipati, freddi e privi di ogni capacità comunicativa, la personalità della piccola Clem è un piacevole puntino luminoso nell'universo videoludico.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Durante tutto il corso dell'avventura - sia durante la prima stagione che la seconda - però, qualcosa mi è ronzata continuamente nell'orecchio, come una zanzara in una notte umida estiva: la sensazione di non essere così incisivo in determinate situazioni. Se ciò succede in un gioco che basa le sue fondamenta proprio su questa caratteristica, è facile che subentrino svariate perplessità.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La realtà è che il game design in generale - nonostante vanti da anni la possibilità di cambiare corposamente il corso della storia e di arrivare addirittura a centinaia di finali diversi - sotto quest'aspetto continua a girarci attorno senza arrivare a nulla di eccessivamente innovativo. Francamente e con molto dispiacere, The Walking Dead non fa eccezione.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Sì, il gioco ci mette effettivamente di fronte a tante scelte, tra cui alcune di un certo peso morale non indifferente. Ma quasi come se una mano invisibile ci tirasse forzatamente verso la sua direzione, alla fine ci ritroveremo sempre, tutti quanti noi, alla stessa linea di traguardo. Supponiamo che l'inizio del gioco sia il punto A. Al primo bivio, potremo scegliere se prendere la strada B o C. A quello successivo, se prendere la strada D o E o F o G, e così via. Ma per quante ramificazioni gli sviluppatori possano creare, alla fine ci ritroveremo sempre al punto Z. E se quel punto Z ha piccole o grandi variabili (i famosi finali multipli), il sequel che uscirà dopo ci farà comunque ripartire - in un modo o nell'altro - da un punto A. Magari conservando qualche riflesso della nostra precedente avventura, ma nulla di così influente. L'esempio concreto è nel finale della seconda stagione: senza fare spoiling, è sufficiente dire che il modo in cui il gioco si concluderà si decide soltanto negli ultimi cinque minuti di gioco. Indipendentemente da tutto ciò che avrete fatto nelle altre restanti otti-dieci ore. Tanto di cappello di fronte a un videogames maestoso come questo - ci mancherebbe - però, a questo punto, la scritta "<i>This game series adapts to the choices you makes. The story is tailored by how you play</i>" ti lascia scappare un sorriso un po' malinconico. Perché ti rendi conto di finire ancora con lo scontrarti con l'amara realtà.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La <b>Season 3</b> è già stata annunciata in occasione del <i>ComiCon 2014</i>, e se potessi scrivere qualcosa di simile alla letterina di Babbo Natale, chiederei ai ragazzi di Telltale di sforzarsi verso questa direzione. Creare una struttura di gioco realmente plasmabile dal videogiocatore potrebbe essere la rivoluzione che da un po' di anni il settore sta cercando di trovare, percorrendo strade sbagliate come il 3D, i motion controller e adesso - a mio parere - la realtà virtuale. In ogni caso possiamo dormire su sette cuscini: Telltale Games è uno studio giovane e talentuoso e l'adattamento del fumetto ideato da <i>Robert Kirkman</i> sta tracciando comunque un segno nella storia ormai quarantennale dei videogiochi.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Detto questo, il consiglio è quello di inizio articolo: giocatelo! Non importa dove, ma fatelo. Nel momento in cui scrivo, la Season 2 è scontata su <i>Steam</i> del 60%. Inoltre entro la fine dell'anno è previsto anche il rilascio di un'edizione boxata per <i>Xbox One</i> e <i>PlayStation 4</i>. Quindi è il caso di dire che non avete scuse.</span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16294948611014528729noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4801111219556899979.post-59596191972570532722014-08-26T08:41:00.000+02:002014-08-27T07:29:21.076+02:00Chuck Palahniuk: i 3 libri da non perdere<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiKzUuktig4eHh0BCD2DSgVpXGxSu-B7Lzi5ewBGdmpGBS-GfHX3NCsTTf61emLWSh8ek3pzTs_gogVNL9GgHmlLaSn3x86gWgv-7Fki2kI9sVr4G-sVftH6_6ZWXNUnS4wpCcGIKvsq8/s1600/chuck-palahniuk.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiiKzUuktig4eHh0BCD2DSgVpXGxSu-B7Lzi5ewBGdmpGBS-GfHX3NCsTTf61emLWSh8ek3pzTs_gogVNL9GgHmlLaSn3x86gWgv-7Fki2kI9sVr4G-sVftH6_6ZWXNUnS4wpCcGIKvsq8/s1600/chuck-palahniuk.jpg" height="292" width="640" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Tanto fegato e sangue freddo: ecco quali sono i due requisiti imprescindibili se si ha voglia di cominciare a leggere quest'autore.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><b>Chuck Palahniuk</b> non è uno scrittore per tutti. Dovrebbe esserlo, perché ciò che troviamo tra le sue pagine sono dei doni che fanno tanto male. Le sue parole sono crude e pungenti, e quando ci apprestiamo a leggerlo bisogna farlo con la consapevolezza che da un momento all'altro il nostro cervello potrebbe spappolarsi o un pugno potrebbe uscire dalle pagine per stritolarci il cuore. Sì, si soffre ma è l'unico modo per crescere. Chuck ci prende per mano e ci accompagna in paesaggi oscuri abitati da personaggi grotteschi e bizzarri da cui, una volta usciti, potremmo non essere più gli stessi di prima. Con le sue storie strappa la pelle patinata di tutto ciò che ci circonda, mostrandoci cosa c'è davvero all'interno: un intruglio di viscere e budella da farci venire il voltastomaco.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Chuck (si legge Paul-ah-nick) ha scritto e pubblicato più di una decina di libri al momento, di cui un romanzo ancora inedito in Italia (<i>Sventura</i>, ma se ne avvicina un secondo, <i>Beautiful You</i>: grazie Mondadori per la tua consueta celerità) più una serie di racconti che saranno presto ripubblicati in una raccolta. Tecnicamente, il suo stile duro e minimale si lascia ispirare da scrittrici come <i>Amy Hempel</i> (autrice di quattro libri di racconti, da noi raccolte in un'unica antologia intitolata <i>Ragioni per vivere</i>) che Chuck cita come "la dea degli scrittori". I suoi protagonisti sono solitamente persone sole, escluse dalla società e con cui, in qualche modo, cercano un punto di contatto, e lo fanno attraversando tematiche tipicamente nichiliste e esistenziali. </span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Questa che segue è la mia personale<b> Top Three</b> della sua bibliografia: potrebbero non essere oggettivamente i suoi libri migliori, o forse sì, ma in ogni caso sono quelli che mi hanno colpito di più e a cui sono particolarmente affezionato.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace; font-size: large;"><b>3. SOFFOCARE (2001)<br /></b></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYmLUpH4kGuszItjSCD9yk9ofIpGBi_scTnPt1cSpy84DhklBIcNiqnIRUgrWHkKDwf0UX4su-nZ27lINpW-i6hwC9xBoVqvwuKj4RwWDow_EMO4KFo4DSq4-DWx_HEIfZZxDXkm4ARhg/s1600/choke.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjYmLUpH4kGuszItjSCD9yk9ofIpGBi_scTnPt1cSpy84DhklBIcNiqnIRUgrWHkKDwf0UX4su-nZ27lINpW-i6hwC9xBoVqvwuKj4RwWDow_EMO4KFo4DSq4-DWx_HEIfZZxDXkm4ARhg/s1600/choke.jpg" height="153" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Il primo romanzo che ho letto di Chuck, il mio battesimo. <b>Soffocare</b> racconta la storia di Victor Mancini, un sessodipendente studente di medicina che, per pagare le cure di cui ha bisogno la madre malata, architetta un sistema in cui, fingendo di soffocare ogni sera in un ristorante diverso, si lascia salvare da qualcuno che diventa, inevitabilmente, una sorta di papà adottivo che provvederà ad aiutarlo economicamente. Ammetto che la trama non sembra ispirare alcunché (in realtà è il punto in comune di tutti i suoi libri, decisamente depistante) e infatti durante le prime pagine provai un senso di disorientamento perché non riuscivo a capire dove volesse andare a parare l'autore. Lentamente, il libro si rivela per quello che in realtà è: un paio di mani che cercano di afferrarci e soffocarci. Con le sue parole, Chuck preme sulla nostra gola mentre ci sussurra brutalmente domande esistenzialiste a cui non sappiamo dare risposta. E nemmeno lui, lasciandoci in un vuoto bianco senza fiato, fino a quando non giriamo l'ultima pagina e ci ritroviamo il retro della copertina. Ricordo che in quel momento mi guardai attorno e riprendendo a respirare, pensai: mai più Palahniuk.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace; font-size: large;"><b>2. FIGHT CLUB (1996)</b></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjH1hqbsASqLeRM5emjt9edf8Sd4G5sIommwgLmXfx8wIj6lcItruPkDI2phXXq8BNIU5cCOLG_ZWfZnr7TZRRZQxUYoyIYczL1t_uOxGxFbkxHr68X3dcyKPerfSI3RKDh37f5hA1b-kM/s1600/fight-club-us-trade4.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjH1hqbsASqLeRM5emjt9edf8Sd4G5sIommwgLmXfx8wIj6lcItruPkDI2phXXq8BNIU5cCOLG_ZWfZnr7TZRRZQxUYoyIYczL1t_uOxGxFbkxHr68X3dcyKPerfSI3RKDh37f5hA1b-kM/s1600/fight-club-us-trade4.jpg" height="200" width="131" /></a></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Chi non ha mai visto il celebre film di <i>David Fincher</i> alzi la mano. Be' sì, in effetti pur avendo riscosso un grande successo, sia di critica che d'incassi, resta pur sempre una pellicola non propriamente da inserire nella lista dei blockbuster storici del cinema. Il punto è che è proprio grazie a quest'opera che Chuck Palahniuk viene lanciato più o meno definitivamente. Per chi non lo sapesse, <b>Fight Club</b> è il suo primo romanzo pubblicato, e racconta in prima persona la storia di un ragazzo che, di fronte ai forti disagi che prova nei confronti della società moderna, ritrova in Tyler Durden la forza di rinascere attraverso, per l'appunto, il Fight Club, un circolo di lotta clandestino. Il romanzo è davvero vicino al capolavoro, ma bisogna constatare che il film è fatto dannatamente altrettanto bene. Ho commesso inconsapevolmente l'errore di vedere prima in azione <i>Brad Pitt</i> e<i> Edward Norton </i>per poi, diverso tempo dopo, leggere il libro. Ed è forse per questo che, nella mia lista personale, Fight Club non è al primo posto. Pur ritenendo - come da prassi - il romanzo superiore, gran parte del contenuto mi era stato già "bruciato" dal lungometraggio, ma Fight Club resta un libro imprescindibile per chi volesse capire e studiare il pensiero di quest'autore. Ma attenzione: i pugni volano davvero. E fanno male.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Courier New, Courier, monospace; font-size: large;"><b>1. INVISIBLE MONSTERS (1999)<br /></b></span><br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgatczImd2xAyxoXiXZkkdCE1btmlAFvGCLJSZoUWRwtSECKTAEZsOPzVKsCVOAIGIo0pNTre_2Aj40EiXJXYQoVA3iyQUuaxBXD9J-r7tVS2xC-QvLfEWb24gBN5xXOhTACw5u4zb0pw4/s1600/monsters-hardcover-header.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgatczImd2xAyxoXiXZkkdCE1btmlAFvGCLJSZoUWRwtSECKTAEZsOPzVKsCVOAIGIo0pNTre_2Aj40EiXJXYQoVA3iyQUuaxBXD9J-r7tVS2xC-QvLfEWb24gBN5xXOhTACw5u4zb0pw4/s1600/monsters-hardcover-header.jpg" height="146" width="320" /></a></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Sconvolgente. Ogni singola parola contenuta in questo libro è un pallettone che ci arriva in pieno volto. Ci massacra. Ci dilania. Ci sfigura. Proprio come succede alla bellissima modella Shannon McFarland, costretta a indossare un velo sul volto in seguito a una misteriosa fucilata che le stacca una mandibola. Insieme a un transgender conosciuto in ospedale, cominciano un folle viaggio alla ricerca di una vendetta. <b>Invisible Monsters</b> è, a mio parere, il romanzo più scioccante di Palahniuk. Attraverso una linea temporale in cui l'autore gioca spostandoci prepotentemente avanti e indietro come se fossimo delle bambole (perché in fondo è questa la vita: vai su, vai qui, vai lì, torna giù), Chuck affronta tematiche come quella della bellezza, dell'apparenza e del ruolo fondamentale che essi svolgono nella nostra società. È incredibile il senso di impotenza che si prova leggendo questo libro, come se stessimo affrontando gli ultimi spasmi della nostra vita. Pensando: "ho sbagliato tutto".</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La carriera dello scrittore americano è, però, segnata da alti e bassi seguendo una parabola più o meno discendente. Le altre opere che mi sento di consigliare sono: <b>Survivor</b>, <b>Ninna nanna</b>, <b>Diary</b>, <b>Cavie</b> e <b>Rabbia</b>. Tra questi lavori per molti c'è il suo libro migliore, ma personalmente io ci ho trovato qualcosa in meno rispetto ai tre romanzi che ho sopra citato. Da evitare, invece, sono <b>Pigmeo</b>, <b>Gang bang</b> e <b>Senza veli </b>che, più o meno all'unisono, sono giudicati ripetitivi e privi di mordente. Negli ultimi anni si è intravista una ripresa qualitativa con <b>Dannazione</b>, ma siamo ancora molto lontani dai fasti delle opere con cui emerse. <b>Portland Souvenir</b> e <b>La scimmia pensa, la scimmia fa</b> sono rispettivamente una sorta di guida turistica e una raccolta di saggi. Consigliati solamente se avete amato fino alla follia l'autore e non riuscite ad aspettare l'uscita del suo prossimo libro.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Vi lascio con una citazione presa da Cavie: penso sia quella che più rappresenta lo scrittore Chuck Palahniuk.</span><br />
<div style="text-align: right;">
<i><span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;"><br /></span></i></div>
<div style="text-align: right;">
<i><span style="font-family: Courier New, Courier, monospace;">"<span style="background-color: white; color: #252525; line-height: 21px; text-align: left;">Ci sono storie, direbbe il signor Whittier, che quando le racconti si consumano. Altre storie, invece, consumano te."</span></span></i></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16294948611014528729noreply@blogger.com6tag:blogger.com,1999:blog-4801111219556899979.post-74041087816807896372014-08-24T15:27:00.000+02:002014-08-24T15:27:08.223+02:00Gli scontri che rovinano la rinascita di un'intera città<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9ThmWq3uWjC1DgZMpKPK6cXbhst8btIoK8wb_qghD-MIghn11JN7Jw0SD93AKoHvlnQDAMQP17gz083NrOL4KrMmwN8JkxrIalGtiBEHNDYEyW1ENYWn4J2NcCEZx9nquYaKm9tl-dc0/s1600/2651371798_d4c10f12ee_b.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEi9ThmWq3uWjC1DgZMpKPK6cXbhst8btIoK8wb_qghD-MIghn11JN7Jw0SD93AKoHvlnQDAMQP17gz083NrOL4KrMmwN8JkxrIalGtiBEHNDYEyW1ENYWn4J2NcCEZx9nquYaKm9tl-dc0/s1600/2651371798_d4c10f12ee_b.jpg" height="370" width="640" /></a></div>
<br />
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Quello che è successo a <b>Bari</b> negli ultimi mesi è una storia che persino gli sceneggiatori delle fiabe <i>Disney</i> avrebbero faticato a immaginare. Sì, perché tutto ciò che è accaduto ha veramente qualcosa di magico. I protagonisti sono una squadra di calcio sul baratro della retrocessione e con alle spalle una società dichiarata fallita che riesce, con sudore e sangue, a far riaccendere la passione di una città soltanto sopita e mai completamente spenta.</span><br />
<a name='more'></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">I tifosi tornano a riempire i sessanta mila posti del <i>San Nicola </i>e la squadra, dopo un trionfo sportivo degno delle migliori puntate di <i>Capitan Tsubasa</i>, riesce a conquistare un posto utile per i play-off e giocarsi, quindi, la promozione nella massima serie.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Il resto è storia più o meno recente: il Bari non passa, resta in B, ma la notizia più importante è che l'asta del titolo della società indetta dal tribunale ha successo. L'A.S. Bari diventa <b>Bari Football Club 1908</b>, e il nuovo presidente è l'ex arbitro barese <b>Gianluca Paparesta</b>.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ho sempre vissuto il calcio di questa città - essendo poco più che ventenne - sotto la guida della famiglia <i>Matarrese</i>, e la quantità (e la bontà) delle operazioni della neonata società sono letteralmente saltate sotto gli occhi di tutti a paragone con quelle scrause e limitate della vecchia gestione. Senza fare inutili elenchi, si può sintetizzare dicendo che Bari è passata finalmente a essere una piazza ambita da giocatori e sponsor grazie a un modello di business che tanto sta avendo successo nel calcio tedesco. Ma questo è soltanto l'inizio.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Ieri si è giocata <i>Bari-Avellino</i>, sfida valevole per il terzo turno di Coppa Italia. Il risultato in campo - in questo contesto - è poco importante perché quello su cui mi volevo soffermare è ciò che è successo sugli spalti: dopo il lancio di alcuni petardi diretti un po' ovunque da parte di una manciata di tifosi irpini si scatena il putiferio. Seggiolini divelti, fumogeni e altro (vedi anche: sputi e insulti) vengono gettati per una decina di minuti da un settore, quello barese, all'altro, e viceversa, fino all'intervento delle forze dell'ordine.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">In soldoni: un perfetto spot per il calcio.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Non voglio fare il classico buonista e partire con la solita tiritera sulla violenza degli stadi, ma la risposta di una frangia di tifosi baresi alla provocazione (che poteva rimanere sterile) di quella biancoverde è stata decisamente un buco nell'acqua. È notizia di questi giorni che dietro Paparesta, per sua stessa ammissione, non c'è nessun sceicco russo o indiano, ma soltanto partner e sponsor nazionali e internazionali che hanno creduto al suo progetto. Ancora in soldoni: a garanzia del suo programma ci siamo noi tifosi e la nostra intera piazza. Vale a dire che ciò che ci permette di restare a galla siamo noi stessi intesi come prodotto commerciale che Paparesta ha lucidato, impacchettato e infiocchettato nel miglior modo possibile. Scene come quella di ieri hanno come unico risultato quello di renderci meno appetibili al palato altrui. </span><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Era quindi davvero necessario?</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Spesso si afferma troppo facilmente di meritare di più. In realtà ci si dovrebbe soffermare a pensare su chi siamo e da dove veniamo (come diceva il buon <i>Giampiero Ventura</i>) e poi, magari, chiedere qualcosa in più, senza cadere in scene come quella di ieri perfette per una rappresentazione fumettistica comico-grottesca: pensate a un omino che stacca un seggiolino dalle gradinate e sopra una nuvola con scritto "questo stadio cade a pezzi, ci vuole qualcosa di nuovo". Sì, veramente grottesco.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: right;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: xx-small;"><i>photo by: <a href="http://flickr.com/photos/paolomargari/" target="_blank"><span style="color: black;">Paolo Margari</span></a></i></span></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16294948611014528729noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-4801111219556899979.post-32268672196108894062014-08-24T03:41:00.000+02:002014-08-24T08:43:12.582+02:00Rise of the Tomb Raider: l'esclusiva che fa bene al mercato<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNcJ63PuLJAafGUl4Dc8RnvCIh0PcMELUwsjFBsjEDk_SYa603nB9EftSLAbpfF8HcYLtgckW4iDQVuW5uXsg6ZovyGT8Ae7b_mznsJV6yKZP4X_jzmysI2q-QAbNWZb5yyCUYUZw-F5I/s1600/41f4b5ef-5c87-4489-bc5c-c1d9534cbfe0.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgNcJ63PuLJAafGUl4Dc8RnvCIh0PcMELUwsjFBsjEDk_SYa603nB9EftSLAbpfF8HcYLtgckW4iDQVuW5uXsg6ZovyGT8Ae7b_mznsJV6yKZP4X_jzmysI2q-QAbNWZb5yyCUYUZw-F5I/s1600/41f4b5ef-5c87-4489-bc5c-c1d9534cbfe0.jpg" height="336" width="640" /></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Senza alcun dubbio, uno degli argomenti più scottanti degli ultimi giorni riguarda la nostra beniamina di vecchia data, <b>Lara Croft</b>.</span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">La storia ormai è nota più o meno a tutti dato il polverone che ha alzato, ma tento ugualmente di ricapitolare il corso degli eventi e trarne un po' di sugo dalla questione.</span><br />
<a name='more'></a></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Per chi non lo sapesse (be', la gente va al mare, in montagna, quindi è più che legittimo appendere il joypad al chiodo in questo periodo, non siamo tutti nerd squattrinati), dal 12 al 17 agosto si è tenuta in quel di Colonia, in Germania, la tradizionale fiera videoludica intitolata <b>Gamescom</b>. A inaugurare l'evento ci ha pensato la conferenza di <b>Microsoft</b>, che dopo essersi avviata su ritmi docili, ha poi sferrato il colpo che ha, senza esagerare, sconvolto il proseguo dell'intera rassegna: <b>Rise of the Tomb Raider</b>, il sequel del reboot della saga di <i>Tomb Raider</i> del 2013, è una esclusiva <b>Xbox</b>.</span><br /><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span><br /><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Nel giro di poche ore il Web è stato teatro di un vero e proprio susseguirsi di conferme, smentite e ritrattazioni. Da questo andirivieni di dirigenti e insider, è venuta fuori quella che dovrebbe essere la versione ufficiale: Rise of the Tomb Raider sarà un'esclusiva <b>temporanea</b> e uscirà nel 2015 solo su Xbox One e Xbox 360.</span><br />
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span><br /><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Si parla di tradimenti, di scorrettezza, d'infamità. In realtà tutto è riconducibile a una sola parola: commercio. Di seguito vi spiego il perché questa potrebbe essere un'ottima operazione commerciale da cui tutti, compresi noi videogiocatori, possiamo trarne benefici:</span><br />
<div style="text-align: right;">
</div>
<table cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="float: right; margin-left: 1em; text-align: right;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCxWlR-OZ2VjvZhZygIPRWINpJXXJy5dssPua1p4R_9FOeQ8Z4XXv0iF-_j3zvwlJxrqE42v77_CqTk90sVbWWqIccBio8PW5UhgTDB_jwrJrwkyerTn7jXkN7BNy7RyPxL8RLi3NRndU/s1600/941805_10151923384671633_1743200524_n.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; margin-bottom: 1em; margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCxWlR-OZ2VjvZhZygIPRWINpJXXJy5dssPua1p4R_9FOeQ8Z4XXv0iF-_j3zvwlJxrqE42v77_CqTk90sVbWWqIccBio8PW5UhgTDB_jwrJrwkyerTn7jXkN7BNy7RyPxL8RLi3NRndU/s1600/941805_10151923384671633_1743200524_n.jpg" height="180" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: x-small;"><i>Phil Spencer: è lui l'uomo che salverà Xbox?</i></span></td></tr>
</tbody></table>
<ul>
<li><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Come ha detto lo stesso <b>Phil Spencer</b>, leader della divisione Xbox, Rise of the Tomb Raider andrà a scontrarsi direttamente con un altro action-adventure: <b>Uncharted 4</b> di <i>Sony</i>. Cosa, se non la concorrenza, può migliorare la qualità di un prodotto? Questo scontro tra titani - che avrà luogo verso fine 2015 - sarà una battaglia che nessuna delle due aziende vorrà perdere e che, per vincerla, dovranno fare in modo di rilasciare due giochi di altissima qualità. A guadagnarci saranno sia i possessori di Xbox One, che quelli di PlayStation 4. Figuriamoci chi le possiede entrambe.</span></li>
<li><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Dobbiamo entrare in un'ottica visiva secondo la quale il mercato videoludico si muove solo dietro interessi economici, senza lasciare spazio ai sentimentalismi vari. Ho letto di presunte mancanze di rispetto verso i possessori di PlayStation 4. Ho letto di petizioni e minacce di morte per cercare di convincere <i>Square Enix </i>a cancellare l'esclusiva e riportare subito il gioco anche su console Sony. La verità è che dovremmo imparare a non tifare per dei marchi. L'esclusiva di Rise of the Tomb Raider fa bene al mercato: finanzia il settore e soprattutto differenzia un po' l'offerta, che è quello che spesso ci ritroviamo a lamentare - salvo poi ri-lamentarsi dell'esatto contrario.</span></li>
<div style="text-align: right;">
</div>
<li><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Sono del parere che l'esclusive sia meglio prodursele in casa: se c'è qualcosa che latita nelle ultime generazioni sono proprio le mascotte e i personaggi-simbolo di una console, naturale conseguenza di giochi first-party. In mancanza, va bene accontentarsi anche degli accordi presi con le terze parti. La saga di Tomb Raider porta con sé una fan-base abbastanza ampia e questo potrebbe aiutare a risollevare una situazione - quella di Xbox One - abbastanza compromessa in termini di vendite, e a costo di risultare ripetitivo torno a ricordare che la concorrenza è l'unico modo per mantenere un mercato ad alti livelli. Sperare che un'azienda fallisca porterebbe all'esatto contrario. Penso sia un augurio abbastanza stupido, non trovate?</span></li>
</ul>
<div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Bando alle ciance, dunque. Godiamoci l'attesa di Rise of the Tomb Raider e nel frattempo giochiamo tanto ad altro. Perché non è mai il momento sbagliato per mettere finalmente da parte queste diatribe e pensare soltanto a quello che ci diverte più fare: videogiocare.</span></div>
</div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/16294948611014528729noreply@blogger.com0