Metro Redux: l'apocalisse secondo Gluchovskij


Non sono un particolare sostenitore della moda del momento, ovvero la riedizione e rimasterizzazione dei giochi usciti nella scorsa generazione su quella attuale. Se da un lato ci sono collection che, bene o male, un senso ce l'hanno, perché quantomeno buttano nel calderone diversi titoli che, se lasciati sfuggire, non si possono più riprendere facilmente, dicendo così addio al proseguo della saga, dall'altro abbiamo dei veri e propri esempi (senza fare nomi, The Last of Us, coff coff...) di limone spremuto fino all'inverosimile, date le circostanze. Nulla di personale ma preferirei che le aziende sviluppatrici si concentrassero su nuovi progetti e guardassero avanti anziché spolpare anche il midollo del videogiocatore che, si sa, è sempre molto generoso. Per non dire fesso.

Naturalmente parlo in senso lato, perché nella brodaglia mi ci metto anch'io: è proprio grazie a una mossa del genere che ho potuto apprezzare due giochi che, per un motivo o per l'altro, non ho mai avuto modo di provare negli anni scorsi. Mi riferisco a Metro 2033 e Metro Last Light, sviluppati dalla relativamente giovane 4A Games, e liberamente ispirati dal romanzo di Dmitry Gluchovskij

Cosa mi ha colpito di così forte tanto da farmi salire la voglia di sedermi qui e buttare giù quattro parole a riguardo? D'altronde non è una saga di richiamo. Non fa parte di quei titoli ultra milionari che escono ogni anno, nonostante comunque la buona reazione che c'è stata da parte della stampa specializzata. Il mondo evocato dallo scrittore russo merita una menzione a parte: sì, perché vorrei davvero tanto che la saga di Metro venisse presa come modello da seguire. Sono parole forse un po' forti ma lo faccio con cognizione di causa. Metro non è soltanto uno sparatutto in prima persona con un gameplay fine a se stesso e con il solo scopo d'intrattenimento. Gluchovskij ci ha messo molto di più: paura, orrore, angoscia, ma anche tanta voglia di rinascita.

4A Games ci catapulta in un futuro 2033, mostrandoci una terra messa a ferro e fuoco. Una guerra nucleare l'ha ridotta in un cumulo di macerie e polvere e la restante popolazione mondiale cerca di sopravvivere come può: in particolare, le vicende su cui si focalizzano i due giochi e il romanzo hanno luogo in Russia, dove i sopravvissuti si organizzano in comunità nelle gallerie della metropolitana del paese. Impersonando Artyom, un ragazzo cresciuto proprio nell'oscurità del nuovo mondo, oltre ai vari pericoli divenuti purtroppo ordinaria amministrazione, affronteremo una nuova minaccia che imperversa la terra: i Tetri, una creatura di cui non si riesce a identificare l'origine.

In realtà tutto ciò è solo un pretesto. Una scusa per mostrarci una realistica visione di cosa condurrà alla fine del mondo: la pazzia - o meglio, l'idiozia - dell'uomo. Non è sufficiente una vita senza sole, senza aria, senza luce. Una vita vissuta con la costante paura di essere divorati da mostri divenuti tali grazie alle particelle radioattive conseguenza di stupide guerre nucleari. No, perché nonostante questo, c'è sempre la voglia di prevalere sull'altro, di dominare, di sottomettere. Attraverso gli occhi di Artyom - tra le altre cose - vedremo anche la folle ricerca della supremazia delle varie fazioni che popolano le gallerie della metro, tra gruppi che aspirano a dottrine tipicamente naziste e movimenti comunisti solo all'apparenza un po' più umani.

L'idea di base della casa sviluppatrice russa è non solo quella di proporre un gioco in grado di divertire grazie a sparatorie veramente ben fatte. Metro ci offre anche svariate fasi esplorative in cui è possibile assaporare l'amarezza del mondo ideato da Gluchovskij e fedelmente riproposto sulle nostre console. Il tutto condito da elementi tipici dei survival horror. A muovere i fili, però, sono i continui spunti di riflessione che difficilmente i videogiochi sono in grado di suscitare, concentrando i loro sforzi in ben altre cose. Le tematiche trattate non sono affatto semplici e banali. La maturità delle situazioni a cui possiamo assistere - e talvolta anche scegliere, facendo leva sulla nostra moralità - sono anche difficili da digerire. È per questo che mi auspico che l'industria videoludica viri su quest'aspetto spesso tralasciato: il videogioco deve cominciare ad ambire a contenuti un po' più elevati e con più continuità. Bisogna cominciare a mettere da parte le banali sceneggiature hollywoodiane che ci propinano volentieri (coff coff, Watch_Dogs, COFF COFF): la crescita dell'intero settore deve passare anche da questo.

Gli amanti del single-player vadano dunque ad occhi chiusi. Metro Redux è perfetto. Un'avventura che vi terrà incollato al joypad fino al cascare delle palpebre (ho finito entrambi i giochi nel giro di un giorno e mezzo, COFF COFF COFF). Se l'idea di rimettervi per l'ennesima volta a sparare contro qualsiasi cosa si muova non vi va a genio, andate tranquilli: era il mio stesso dubbio prima dell'acquisto. Non è così, perché per quanto fondamentalmente il gioco si sposta su binari tipici degli fps, le sparatorie non così frequenti e le fasi esplorative unite soprattutto alla curiosità che spinge ad andare avanti, creano un'amalgama così affascinante da cui è veramente difficile staccarsi.

Inutile dirvi che il mio prossimo passo sarà con molta probabilità la lettura dei romanzi di Dmitry Gluchovskij

So già di non rimanere deluso.

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