Chuck Palahniuk: i 3 libri da non perdere


Tanto fegato e sangue freddo: ecco quali sono i due requisiti imprescindibili se si ha voglia di cominciare a leggere quest'autore.

Chuck Palahniuk non è uno scrittore per tutti. Dovrebbe esserlo, perché ciò che troviamo tra le sue pagine sono dei doni che fanno tanto male. Le sue parole sono crude e pungenti, e quando ci apprestiamo a leggerlo bisogna farlo con la consapevolezza che da un momento all'altro il nostro cervello potrebbe spappolarsi o un pugno potrebbe uscire dalle pagine per stritolarci il cuore. Sì, si soffre ma è l'unico modo per crescere. Chuck ci prende per mano e ci accompagna in paesaggi oscuri abitati da personaggi grotteschi e bizzarri da cui, una volta usciti, potremmo non essere più gli stessi di prima. Con le sue storie strappa la pelle patinata di tutto ciò che ci circonda, mostrandoci cosa c'è davvero all'interno: un intruglio di viscere e budella da farci venire il voltastomaco.

Chuck (si legge Paul-ah-nick) ha scritto e pubblicato più di una decina di libri al momento, di cui un romanzo ancora inedito in Italia (Sventura, ma se ne avvicina un secondo, Beautiful You: grazie Mondadori per la tua consueta celerità) più una serie di racconti che saranno presto ripubblicati in una raccolta. Tecnicamente, il suo stile duro e minimale si lascia ispirare da scrittrici come Amy Hempel (autrice di quattro libri di racconti, da noi raccolte in un'unica antologia intitolata Ragioni per vivere) che Chuck cita come "la dea degli scrittori". I suoi protagonisti sono solitamente persone sole, escluse dalla società e con cui, in qualche modo, cercano un punto di contatto, e lo fanno attraversando tematiche tipicamente nichiliste e esistenziali. 

Questa che segue è la mia personale Top Three della sua bibliografia: potrebbero non essere oggettivamente i suoi libri migliori, o forse sì, ma in ogni caso sono quelli che mi hanno colpito di più e a cui sono particolarmente affezionato.

3. SOFFOCARE (2001)

Il primo romanzo che ho letto di Chuck, il mio battesimo. Soffocare racconta la storia di Victor Mancini, un sessodipendente studente di medicina che, per pagare le cure di cui ha bisogno la madre malata, architetta un sistema in cui, fingendo di soffocare ogni sera in un ristorante diverso, si lascia salvare da qualcuno che diventa, inevitabilmente, una sorta di papà adottivo che provvederà ad aiutarlo economicamente. Ammetto che la trama non sembra ispirare alcunché (in realtà è il punto in comune di tutti i suoi libri, decisamente depistante) e infatti durante le prime pagine provai un senso di disorientamento perché non riuscivo a capire dove volesse andare a parare l'autore. Lentamente, il libro si rivela per quello che in realtà è: un paio di mani che cercano di afferrarci e soffocarci. Con le sue parole, Chuck preme sulla nostra gola mentre ci sussurra brutalmente domande esistenzialiste a cui non sappiamo dare risposta. E nemmeno lui, lasciandoci in un vuoto bianco senza fiato, fino a quando non giriamo l'ultima pagina e ci ritroviamo il retro della copertina. Ricordo che in quel momento mi guardai attorno e riprendendo a respirare, pensai: mai più Palahniuk.

2. FIGHT CLUB (1996)

Chi non ha mai visto il celebre film di David Fincher alzi la mano. Be' sì, in effetti pur avendo riscosso un grande successo, sia di critica che d'incassi, resta pur sempre una pellicola non propriamente da inserire nella lista dei blockbuster storici del cinema. Il punto è che è proprio grazie a quest'opera che Chuck Palahniuk viene lanciato più o meno definitivamente. Per chi non lo sapesse, Fight Club è il suo primo romanzo pubblicato, e racconta in prima persona la storia di un ragazzo che, di fronte ai forti disagi che prova nei confronti della società moderna, ritrova in Tyler Durden la forza di rinascere attraverso, per l'appunto, il Fight Club, un circolo di lotta clandestino. Il romanzo è davvero vicino al capolavoro, ma bisogna constatare che il film è fatto dannatamente altrettanto bene. Ho commesso inconsapevolmente l'errore di vedere prima in azione Brad Pitt e Edward Norton per poi, diverso tempo dopo, leggere il libro. Ed è forse per questo che, nella mia lista personale, Fight Club non è al primo posto. Pur ritenendo - come da prassi - il romanzo superiore, gran parte del contenuto mi era stato già "bruciato" dal lungometraggio, ma Fight Club resta un libro imprescindibile per chi volesse capire e studiare il pensiero di quest'autore. Ma attenzione: i pugni volano davvero. E fanno male.

1. INVISIBLE MONSTERS (1999)

Sconvolgente. Ogni singola parola contenuta in questo libro è un pallettone che ci arriva in pieno volto. Ci massacra. Ci dilania. Ci sfigura. Proprio come succede alla bellissima modella Shannon McFarland, costretta a indossare un velo sul volto in seguito a una misteriosa fucilata che le stacca una mandibola. Insieme a un transgender conosciuto in ospedale, cominciano un folle viaggio alla ricerca di una vendetta. Invisible Monsters è, a mio parere, il romanzo più scioccante di Palahniuk. Attraverso una linea temporale in cui l'autore gioca spostandoci prepotentemente avanti e indietro come se fossimo delle bambole (perché in fondo è questa la vita: vai su, vai qui, vai lì, torna giù), Chuck affronta tematiche come quella della bellezza, dell'apparenza e del ruolo fondamentale che essi svolgono nella nostra società. È incredibile il senso di impotenza che si prova leggendo questo libro, come se stessimo affrontando gli ultimi spasmi della nostra vita. Pensando: "ho sbagliato tutto".

La carriera dello scrittore americano è, però, segnata da alti e bassi seguendo una parabola più o meno discendente. Le altre opere che mi sento di consigliare sono: Survivor, Ninna nanna, Diary, Cavie e Rabbia. Tra questi lavori per molti c'è il suo libro migliore, ma personalmente io ci ho trovato qualcosa in meno rispetto ai tre romanzi che ho sopra citato. Da evitare, invece, sono Pigmeo, Gang bang e Senza veli che, più o meno all'unisono, sono giudicati ripetitivi e privi di mordente. Negli ultimi anni si è intravista una ripresa qualitativa con Dannazione, ma siamo ancora molto lontani dai fasti delle opere con cui emerse. Portland Souvenir e La scimmia pensa, la scimmia fa sono rispettivamente una sorta di guida turistica e una raccolta di saggi. Consigliati solamente se avete amato fino alla follia l'autore e non riuscite ad aspettare l'uscita del suo prossimo libro.

Vi lascio con una citazione presa da Cavie: penso sia quella che più rappresenta lo scrittore Chuck Palahniuk.

"Ci sono storie, direbbe il signor Whittier, che quando le racconti si consumano. Altre storie, invece, consumano te."

6 commenti:

  1. Bel post, anche se avrei approfondito un po' di più i tre libri che hai consigliato, comunque il tuo blog mi piace ed inizierò a seguirlo.
    Ps : ho un blog anch'io in cui ho fatto un analisi di Fight Club in cui prendo in considerazione che lo scrittore volesse dirci un altra cosa, oltre alla tematica più evidente, se ti interessa vai a questo link : http://lifetalesofivanc.blogspot.it/2013/11/fight-club-chuck-palahniuk.html

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    1. Ti ringrazio per il commento.
      Sì, ho voluto dare giusto un'idea generale, magari per recensioni e approfondimenti ci saranno altre occasioni...

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  2. Condivido diversi punti del pezzo. Ho provato la tua stessa sensazione all'ultima pagina di Rabbia, che secondo me resta appena un gradino sotto a Fight Club, se non alla pari. Rabbia è un gioiellino, dai. Anche solo per come è pensato. Fight Club ha un messaggio più forte.
    Interessante il blog, lo seguirò.
    Massimo

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    1. Ciao Massimo!
      Il bello dei romanzi di Palahniuk è che ognuno di noi ha diverse preferenze che non necessariamente coincidono e che non sono scontate come succede con diversi altri autori. Ho apprezzato anch'io Rabbia ma, come ho detto, ho preferito altri suoi lavori. Spesso incide molto il periodo in cui si legge o magari il contesto per cambiare profondamente il pensiero e la valutazione di un libro.
      Grazie per la fiducia, spero di saper ripagare adeguatamente.

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  3. Hai ragione. Intanto inizio a leggere Invisible Monster. Poi ti aggiornerò! Grazie.

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    1. Perfetto, sono curioso di sapere che ne pensi. Buona lettura!

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